domenica 11 dicembre 2011

Festa dell'Adesione - AUGURIO

Il presidente diocesano, Stefano Zoccarato, "lancia la carica" all'associazione in vista del rinnovo dell'adesione.   
“Alzai gli occhi, ed ecco un uomo con una fune in mano per misurare. Gli domandai: “Dove vai?”. Ed egli: “Vado a misurare Gerusalemme per vedere qual è la sua larghezza e qual è la sua lunghezza". Allora l'angelo che parlava con me uscì e incontrò un altro angelo, che gli disse: "Corri, va' a parlare a quel giovane e digli: "Gerusalemme sarà priva di mura, per la moltitudine di uomini e di animali che dovrà accogliere. Io stesso - oracolo del Signore - le farò da muro di fuoco all'intorno e sarò una gloria in mezzo ad essa". (Zc 2,5-9)


Scelgo questa curiosa visione del profeta Zaccaria, la visione del “misuratore”, per lanciare la carica all’Azione cattolica diocesana in vista della festa dell’8 dicembre, da sempre dedicata, nelle comunità parrocchiali, a celebrare l’adesione all’Ac.
La festa dell’adesione è fatta di contenuti (perché aderiamo all’Ac?) e di numeri (quanti siamo?).
Ultimamente, e non solo in Ac, si è soliti minimizzare il peso dei numeri, per concentrarsi sui contenuti. Un po’ perché è vero che i contenuti sono più importanti. Un po’ perché a volte dobbiamo nascondere, sotto il tappeto, qualche imbarazzante insuccesso “numerico” delle nostre iniziative. Fortunatamente, e grazie al lavoro di tanti, l’Azione cattolica nella nostra diocesi negli ultimi anni non ha arretrato in termini di aderenti, anzi ne ha incrementato il numero. Con oltre diecimila associati, siamo la terza associazione diocesana d’Italia in termini di numero di aderenti. E speriamo proprio che anche quest’anno la tendenza sia confermata!
La circostanza ci consente, a me sembra, di ragionare in termini sereni anche dell’importanza del dato numerico, cioè della consistenza del coinvolgimento che riusciamo a coagulare intorno all’impegno associativo.
Che questo coinvolgimento debba essere il più ampio possibile non è un dato secondario. Perché le buone idee rimangono solo idee se non viaggiano sulle gambe di chi può farle divenire realtà. E l’idea che esista, nella Chiesa e nella società, una associazione di laici responsabili che si prende cura della formazione integrale e permanente dei cristiani e ravviva la vita delle comunità è stata giudicata da molti una buona idea. Degna di divenire realtà dove non c’è; meritevole di essere promossa e rafforzata dove c’è.
L’impegno di noi tutti responsabili associativi è proprio quello di favorire la diffusione e il radicamento della nostra associazione in tutte le comunità parrocchiali: e questo impegno si concretizza, diciamolo chiaramente e senza paura, anche nella scelta libera di aderire all’associazione. Se non ci sono aderenti, non c’è l’associazione. E se non c’è l’associazione, anche le nostre comunità ne rimangono impoverite, specialmente in questo tempo in cui l’avvio delle collaborazioni pastorali esige con pressante urgenza una rinnovata presenza di laici maturi, in grado di essere seme e fermento di comunione ecclesiale e di impegno concreto per i fratelli.
In questo nostro sforzo di diffusione e promozione dell’Ac, tuttavia, non dobbiamo cadere nel rischio di essere come il “misuratore” della visione di Zaccaria: con la nostra cordicella in mano, andare misurando le mura che abbiamo realizzato, certi che all’interno di esse le nostre fatiche saranno ripagate. La profezia ci ricorda che questo non basta. Anche la nostra Azione cattolica, come la Gerusalemme ricostruita della visione del Profeta, crescerà veramente non solo se sarà in grado di ampliare il perimetro dei propri confini, ma se avrà la capacità di abbattere le proprie mura per aprirsi ad una realtà ecclesiale e sociale che sta cambiando sotto i nostri occhi a ritmi vertiginosi.
Perché le sfide che ci stanno davanti sono veramente impegnative. Saremo in grado, nel prossimo tempo, di proporre cammini formativi credibili a ragazzi e giovani sempre più disorientati? Sapremo testimoniare la bellezza di scelte vocazionali definitive per la realizzazione della vita delle persone? Sapremo corrispondere alle necessità delle nuove famiglie che vivono in un contesto in cui la fedeltà e la definitività dell’impegno reciproco d’amore appaiono del tutto compromesse? A queste e alle altre sfide che incombono, l’Azione cattolica deve rispondere con un rinnovato atteggiamento di apertura al mondo, di collaborazione con le altre realtà ecclesiali, di condivisione piena della sorte dei fratelli, di amore incondizionato e fedele per la Chiesa. Ci si accorgerà allora che, superata la preoccupazione del perimetro delle mura, la nostra associazione diventerà sempre più abitata, avendo per mura solo il fuoco del Signore, che, come la colonna che accompagnava gli israeliti nel deserto, è difesa di giorno e faro nella notte.
Assumendoci gli impegni di sempre – preghiera e sacrificio, studio e azione – noi dell’Ac offriamo di nuovo noi stessi, in prima persona, in questo cammino. E scrivendo il nostro nome e cognome nella tessera che benediremo l’8 dicembre, mettiamo di nuovo la nostra firma in calce all’impegno di essere laici cristiani a servizio della Chiesa e del mondo. 

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